The High Line
Qualche anno fa New York decise di demolire uno degli ultimi tratti di ferrovia sopraelevata sopravvissuti dagli anni ’30, ma un comitato di cittadini (quelle cose che in America funzionano) si oppose, e così, tolti i binari, sparso uno strato di terra e buttato qualche seme, quel ponte di cemento e ferro diventò un bel giardino sospeso che si chiama The High Line.
Colpo di scena! Abbiamo scoperto che anche a Roma esiste una cosa del genere. Si chiama Passeggiata del Gelsomino e nasce da un breve tratto della ferrovia che collega la Stazione di S. Pietro con la Città del Vaticano superando su un ponte Via Gregorio VII e la Valle del Gelsomino (da cui il nome). Anche questa è stata realizzata qualche anno fa, chissà se prima o dopo N.Y.
Le cose sono andate così: evidentemente la ferrovia non serviva più un gran che al Papa che, come si sa, ormai si sposta in elicottero, quindi uno dei due binari che correvano sul ponte è rimasto per le merci; l’altro è stato eliminato e sostituito da un sentiero ben lastricato, da cui si vede la cupola di S. Pietro e un bel po’ di panorama di Roma.
L’idea geniale è stata di piantare in una serie di vasche ricavate dentro il muretto che separa il binario vivo da quello morto ammazzato una gran quantità di gelsomini (il nome, eh?), e più precisamente di quei rhincospermum che per tutta l’estate si coprono di fiori bianchi e molto profumati, e dovrebbero arrampicarsi fino a ricoprire la cancellata di ferro.
L’idea meno geniale è stata di non tenere presente che, come tutte le piante, anche i gelsomini hanno sete. L’effetto finale lo abbiamo avuto sotto gli occhi. La terra nei vasi mai innaffiati calcificata che sembra di stare nella Valle della Morte (altro che del Gelsomino), e naturalmente la maggior parte di quelle povere piante completamente andate, o sul punto di.
Italia o Città del Vaticano, alla fine ci si trova sempre di fronte al solito andazzo da terzo mondo: buone idee, di gusto, probabilmente inaugurate trionfalmente.
E poi: manutenzione niente. Tutto va in malora perché a certe cose bisogna pensarci e allora, si sa, ci vorrebbe uno pratico.
Ancora una domanda, però, ce la siamo fatta: dove va a finire l’unico binario sopravvissuto?
Lo abbiamo seguito (con gli occhi) e abbiamo visto che a un certo punto scompare dentro un enorme portone ferrato che sbarra l’ingresso di una galleria, la quale, ci hanno detto, segna il confine con la Città del Vaticano.
A occhio e croce noi diremmo che il tunnel, più che a casa del Papa, porta direttamente al binario 9 ¾ della King’s Cross Station, e che il treno su quel binario è l’Hogwarts Express (Harry Potter, avete presente?)
P.S. Volendo continuare a ficcare il naso nella gestione nuova di Roma vecchia, potremmo segnalare l’iniziativa, molto pubblicizzata dal Comune, di pedonalizzare il Tridente.
Benissimo, naturalmente, tutti d’accordo. Si comincia con Via del Babuino che diventerà finalmente una strada civile con marciapiedi abbastanza larghi per passeggiare, e carreggiata abbastanza stretta per non potercisi fermare neanche un minuto, neanche con un motorino.
I lavori sono in corso. La strada è sbarrata all’inizio, alla fine e agli incroci con gli altri vicoli.
Come? Ecco emergere in tutto il suo sublime splendore la cialtroneria romanesca.
Venendo da Piazza di Spagna il primo blocco sono tre enormi vasi di plastica, alti come una persona, senza terra, che contengono altrettanti vasi più piccoli con dentro tre palmette ballonzolanti sul fondo dei vasoni vuoti, che naturalmente nel frattempo sono diventati pattumiere.
Il secondo blocco è un pezzo di guard rail autostradale in cemento, noto agli automobilisti come “New Jersey”. Ci sfugge il nesso stilistico con il centro barocco di Roma.
Il terzo invece è perfettamente in carattere: una barricata di spazzatura.
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