Siamo preoccupati di non farcela
La situazione clinica è grave. Mica la nostra personale, intendiamoci: nessuna lamentazione senile su reumi, cuore, osteoporosi.
Per nostra fortuna abitiamo una città da secoli ricca di storia e arte. Ma c’è un problema.
Il tempo: riusciremo a fare in tempo a vederla restaurate, quest’arte, questa storia, questa città?
L’acquitrino nel quale è immerso come un Titanic colpito e affondato, ma ancora coronato di cipressi e oleandri, uno dei più insigni monumenti di Roma, la tomba di Augusto, il suo mausoleo, l’Augusteo insomma, è lì da parecchi mesi, precisamente dal 19 agosto 2014, quando tutto doveva essere pronto, dopo anni di abbandono e di imbarazzante incuria, per il bimillennario della morte dell’Imperatore.
Proprio quel giorno si ruppe un tubo e la zona si allagò. La situazione si fece subito cronica, come quasi sempre accade nella nostra bimillennaria Roma, e così è rimasta. Impaludata.
E poi…parecchi anni fa vennero giù alcuni soffitti della Domus Aurea. Infiltrazioni per colpa del giardino soprastante. Chiusa al pubblico e mai più riaperta.
E poi…la zona archeologica di Largo Argentina è oggi uno splendido parco giochi per uno squadrone di gatti, ma agli umani è proibita da tempo immemorabile…
E così via. In più si è pensato bene di togliere agli over 65 l’ingresso gratuito ai musei, con un probabile guadagno di qualche centinaio di euro l’anno per l’erario, e una sicura fregatura per tutti.
Aiuto! Ci sparano addosso!
Nei primi anni cinquanta Otello Caporicci apre una trattoria a Via della Croce e le da il suo nome. Nasce un’istituzione che diventerà storica. E’ il dopoguerra e tutti sono poveri, ma ancor più poveri sono un gruppo di clienti che riempiono il tavolone sociale. Quasi nessuno ha i soldi per pagare. L’oste fa credito. Fra gli spiantati ci sono dei pittori, e quelli lasciano un quadro. Gli altri, gente dello spettacolo, attori, registi, sceneggiatori, per il momento non possono che lasciare promesse per il futuro. Un futuro che poco a poco arriva.
Da allora, il tavolone degli amici di Otello alla Concordia è andato avanti a riunire a cena tutti i mercoledì Gassman, Monicelli, Scola, Gregoretti, Maselli, Pontecorvo, Scarpelli, De Bernardi, Arlorio, Delli Colli, Russo, Pampanini, Martinelli. Il meglio del cinema italiano, anzi, “Il Cinema Italiano”.
Un’occhiata ai caduti di questa lista basta per rendersi conto di quanto intenso sia stato, negli anni, il fuoco nemico.
L’ultimo colpito, Ettore Scola, lo siamo andati a salutare alla Casa del Cinema giovedì 24. E lì per fortuna, malgrado i corazzieri impettiti ai lati della corona del Presidente della Repubblica, e la sfilata di autorità, abbiamo ritrovato l’atmosfera degli amici di un tempo: chiacchiere serene e saluti cordiali, il tutto favorito, bisogna dirlo, dalle bellissime musiche di Trovajoli, che accompagnavano foto e spezzoni sullo schermo. Sembrava di stare di nuovo da Otello alla Concordia.
Solo che il tavolone sociale è ormai quasi vuoto.
Finalmente ci hanno riconosciuto dei diritti
Putiferio intorno alla notizia che la “Fraschetta del Pesce” trattoria ruspante della periferia ha appeso all’ingresso un avviso che comunica il non gradimento per i bambini piccoli nel locale.
Sante parole! I ristoranti sono spazi destinati, salvo indicazione contraria, a una clientela di umani adulti. Su questa base vorremmo suggerire (e sappiamo quanto rischiamo) che secondo noi, oltre ai bambini l’ingresso dovrebbe essere vietato anche ai cani.
Precisiamo: la dicitura dovrebbe essere “Ingresso vietato agli adulti accompagnati da bambini piccoli e/o cani”, dato che i maleducati, per palese incapacità di discernimento, non possono certo essere questi ultimi.
Ci ha stupiti a suo tempo l’accettazione quasi immediata e unanime da parte degli italiani del divieto di fumo nei locali pubblici (tutti ricordiamo le muraglie di nebbione londinese forate dal raggio del proiettore nei cinema, e le nuvole di nicotina incombenti sulle pastasciutte nei ristoranti).
E allora, se il fumo è stato bandito per manifesta sgradevolezza ai polmoni, perché non bandire i bambini maleducati (o i cani irrequieti) le cui urla sono un altrettanto sgradito impatto sulle orecchie?
Va bene, non vogliamo arrivare all’esagerazione dei club inglesi di una volta, ambienti rigorosamente riservati a silenziosi vecchioni col “Times” in mano e il whisky appoggiato sul bracciolo della poltrona.
Una via di mezzo ci basterebbe.
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