Non c’è mai stato nel mondo antico niente di più bello, sontuoso, ricco, splendido del Foro di Traiano. Poi anch’esso, naturalmente, è stato depredato e sepolto sotto metri di terra. Riscoperto demolendo quello che ci avevano costruito sopra, anche senza quasi più niente dell’antica ricchezza è tornato a essere una testimonianza stravolgente per la sua maestà.
Uno dei pochi edifici moderni non distrutti è l’ottocentesco Palazzo del Gallo, al cui pianterreno c’era, o ancora c’è il ristorante Taverna Ulpia (di questi tempi è difficile capire se un locale è aperto o no), con una veranda, dicono abusiva, affacciata su questa specie di balcone-vicolo e sulla magnifica vista del Foro.
L’hanno eliminata; e questo spazio, davvero unico, sarebbe ora a disposizione di cittadini e turisti, se non che è diventato la residenza di un barbone che quando noi siamo passati doveva essere a spasso ma aveva lasciato lenzuola e coperte ad asciugare.
Curiosi, anche se cauti, ci siamo infilati nella sua monocamera con vista e siamo arrivati alla toilette, anche questa con trionfale esposizione storico-archeologica, in cui, alla base del comodo, rotondo sedile marmoreo e sullo sfondo della nobile Loggia dei Cavalieri di Rodi, si arrostiva puzzando al sole questo notevole cumulo di deiezioni del barbone stesso.
Eccola, stavolta non poteva sfuggirci l’immagine simbolo della nostra ingrata città, la quale, ci avrà anche messo duemila anni ma, con gli aiuti giusti, finalmente c’è riuscita.
A passare dalla gloria alla merda.
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