19 marzo, sera, Santa Maria dell’Anima, cerimonia solenne nella chiesa della comunità cattolica tedesca a Roma; ripetiamo è la chiesa dei tedeschi in città. E qui siamo obbligati a ricominciare con il solito “Perché loro sì e noi no?”
Fuori è buio, dentro tutto è illuminato con cura e gusto, i marmi, lucidi di cera, risplendono e nessun faretto male orientato ferisce l’occhio. Provate a entrare di sera in qualcun’altra delle tante nostre magnifiche chiese di Roma: buie, spopolate e polverose spelonche. In cui, anche nelle occasioni più solenni, il massimo che ci possiamo aspettare come musica è un paio di suorine con le chitarrine, sostenute da altrettanti chierichetti coi bonghetti che strimpellano stupide canzoncine (e non è a dire che manchi il repertorio classico a disposizione).
Qui invece, la parrocchia, oltre ai rappresentanti in costume, ha una sua cappella musicale, diretta da Flavio Colusso, che in questa occasione ci ha scaldato i cuori con una magnifica esecuzione vocale e strumentale di composizioni di Palestrina e sue. Così, con gli occhi ravvivati e le orecchie rallegrate, la cerimonia ha riacquistato il suo significato di conforto personale e lode al Signore.
Noi non crediamo che si tratti solo di denaro; siamo convinti che c’entrino soprattutto lavoro, idee e attenzione.
E poi vuoi mettere la totale disinvoltura delle mamme e dei papà germanici (che non è certo quella delle chiocce nostrane). Ecco come sguinzagliano le loro creature, libere di gattonare, sempre in lode al Signore, sul pavimento della chiesa.
Perché loro sì e noi no?
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