N° 481 - Colosseo - Programma del Giorno

Il mondo dello spettacolo è in agonia: tutto chiuso.  Oggi il fondo dell’aria è fresco, come dicevano i nonni, ma il sole è caldo, e allora decidiamo di farci un giro al Colosseo, per dare una occhiata all’ipotetica locandina di una giornata tipica quando, venti secoli prima della pandemia, la location era ancora in funzione.

Al mattino combattimenti di animali selvaggi, uno contro l’altro o a gruppi e battute di caccia in grandiose scenografie. La contabilità delle povere bestie sterminate per divertire il pubblico: per l’inaugurazione ufficiale, novemila fra leoni, ippopotami, leopardi, elefanti, giraffe. Undicimila con Traiano. Stragi simili o più efferate con qualsiasi altro imperatore in vena di festa. Molte specie asiatiche e africane si sono estinte negli anfiteatri dell’Impero.

A questo punto l’arena traboccava di bestie sbudellate in mezzo a un gran fetore di sangue e interiora. Presto tutto doveva essere ripulito per la seconda parte del programma: le esecuzioni dei condannati a morte. Che erano spettacolari per dare l’esempio ma soprattutto per soddisfare il gusto sadico della folla, che intanto sgranocchiava il suo spuntino di mezzogiorno.

Uomini costretti a duellare e uccidersi fra loro; crocefissi, cosparsi di pece e bruciati vivi, fatti squartare dalle belve, addirittura costretti a rappresentare i miti della tradizione (quelli senza lieto fine, naturalmente), indossando il costume del personaggio per concludere la recita ammazzati in modi molto pittoreschi e molto graditi al pubblico. Dopo di che un simpatico tizio con la maschera di Caronte andava in giro per l’arena menando gran colpi di mazza in testa ai caduti per accertarsi che fossero morti per davvero, e solo allora il suo compare uncinava i corpi e li trascinava fuori. A questo punto, di nuovo l’anfiteatro era pieno di sangue, viscere e cervelli, ma umani.

Ancora una veloce pulizia, ché era ormai pomeriggio e dovevano cominciare i duelli dei gladiatori. Pezzo forte della giornata, che andava avanti fino al tramonto. Inutile insistere con i numeri della carneficina. Si sa che per gli spettacoli importanti erano parecchie centinaia, se non migliaia le coppie che combattevano, e molto, ma molto pochi quelli che riuscivano a salvare la pelle. Quindi altri innumerevoli morti.

 

In pratica i bravi cittadini romani andavano allo stadio per vedere ammazzare. Difficile accettare che questa barbarie fiorisse insieme ai marmi squisiti, alle leggi sapienti, alle architetture sontuose. Ma era così. Covid o non covid, diremmo che adesso va un po’ meglio.

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