El Caballero Serpiente duerme y sueña el pasado, en español.
Concierto en el claustro de la Real Academia de Espana (Olè!), 16 giugno 2011, con il Krater Ensemble: brani di musica contemporanea composti dai borsisti in residenza.
Posto strabiliante, naturalmente, come sono tutte le Accademie straniere a Roma: i francesi a Villa Medici, i tedeschi a Villa Massimo, gli americani a Villa Aurelia, i finlandesi a Villa Lante, gli spagnoli sul fianco del Gianicolo, proprio sotto il Fontanone. Il pendio è ripido e dal basso la costruzione appare altissima: tre piani monumentali arrampicati su per un giardino scosceso.
E poi, accidenti, che invidia per quei fortunati studenti che ci abitano per qualche mese o qualche anno, e fanno merenda davanti alle finestre, anzi ai finestroni, anzi ancora meglio, davanti a questi paesaggi barocchi di Roma illuminata miracolosamente dal sole che tramonta alle spalle del Gianicolo.
A questo punto (e Dio ci perdoni, come speriamo che ci perdonino i nostri amici di Nuova Consonanza) ci sorge un interrogativo: La Musica Contemporanea è brutta? Certo che no.
Lo diventa: brutta, noiosa e soprattutto inutile quando ripete formule e audacie che erano sperimentali e trasgressive cinquant’anni fa e adesso sono semolino stracotto. E quello che la rende anche antipatica è il sussiego con cui ogni tanto viene presentata.
E’ che qualche volta la Musica Contemporanea diventa una setta, composta da sacerdoti che celebrano le loro funzioni principalmente per sé e per pochi fedeli; e come non si ride durante una messa, così non si può non solo ridere, ma neanche osare divertirsi a un concerto di MC.
Torniamo all’evento español, di cui non si può dire se era bello o brutto, ma si può certamente dichiarare che era superato, anche perché ormai le gomitate sul pianoforte o il frinire degli archi stonati li abbiamo stradigeriti; quel tipo di contestazione è diventato istituzione, e il contemporaneo è trapassato.
E allora perché parlarne? Per un magic moment del quale, malgrado la nullità del resto, siamo stati per fortuna, testimoni. Durante l’esecuzione di un brano fracassone, “Punto rosso sull’oceano” di Aurelio Edler-Copes, borsista sotto esame, al riverbero di un fragoroso cluster di note sul pianoforte si è sovrapposto, esattamente intonato, ammesso che un cluster possa essere intonato, il rombo forte di un grosso aereo che volava basso sulla città. E’ stato affascinante (e gli stessi esecutori hanno smesso di suonare per un momento) ascoltare i motori che rubavano il suono al pianoforte e lo portavano via nella propria scia. Sono stati secondi di magia pura.
Poi, purtroppo, è ricominciata la musica.
Bene, i concerti li possiamo dimenticare, i luoghi invece rimangono meravigliosi, e così il Caballero Serpiente risvegliato può continuare a dire le sue perfidie, ma con gli occhi pieni di bellezza.
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