Su Via della Lungara si affaccia il sontuoso Palazzo Corsini. Sul retro dello stesso c’è un grande bellissimo giardino d’onore che una volta si allargava in un immenso parco arrampicato fino alla cima del Gianicolo. Al centro del parco la fontana dei tritoni, commissionata al povero scultore Poddi dal prepotente Cardinal Corsini, al quale non piacque e gliela pagò un decimo del compenso pattuito. All’epoca non c’era da protestare: era chiaro chi avrebbe avuto la meglio fra un Principe della Chiesa e un artista.
Era un po’ che non riprendevamo (anche per il freddo) il piacere delle nostre passeggiate in questa parte dell’ex giardino, ora promosso a Orto Botanico di Roma.
Fatti i primi due passi, l’altro giorno, ci è preso un colpo: un Neovenator Salorii ringhiava alla nostra destra, a sinistra una Tarchia Gigantea preparava un agguato, laggiù in fondo ci sbirciava un Parasaurolophus Walkeri.
Eravamo finiti nel Jurassic Garden de Trastevere.
Poi, dagli strilli di terrorizzato entusiasmo di un gruppo di bambini piccolissimi abbiamo capito che si trattava di una adunata di animali preistorici, riprodotti con grande fedeltà e piazzati in mezzo alla vegetazione con perfetta sapienza naturalistica. Titolo dell’evento: “L’Impero dei Dinosauri”, Associazione Paleontologica e Università La Sapienza.
Ammettiamo, per quel che è durato, di esserci sentiti bambini anche noi.
Ma, a parte i rettili giurassici, l’Orto Botanico esiste davvero ed è pieno di sequoie gigantesche, di palme vertiginose, di piante acquatiche o carnivore, di serre in cui si contorcono cactus di ogni taglia e bizzarria.
E soprattutto dotati di carattere: da quelli arrabbiatissimi con il loro groviglio infernale di spine, a quelli decisamente docili; così ben disposti da trasformare le minacciose armi in morbidi batuffoli di ovatta.
Proprio in fondo a una di queste serre non possiamo fare a meno di fermarci folgorati da una magnifica vasca di marmo bigio in cui cresce, senza evidentemente rendersi conto di dove ha messo le radici, un plotoncino di cactus a colonna.
Un bel cartello lì accanto ci informa che in quella stessa vasca (incredibili risvolti della storia, che solo a Roma…) faceva il bagno verso la fine del secolo diciassettesimo la regina Cristina di Svezia, all’epoca residente a Palazzo Corsini.
Date le abitudini igieniche del periodo non crediamo che la bagnarola sia stata molto utilizzata, quindi non c’è da temere nessun eccessivo logorio in questo antico manufatto artistico e funzionale.
Rimane la notizia, comunque curiosa, di un recupero storico-botanico davvero fuori del comune.
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