La settimana scorsa, due piccole mostre ai Musei Capitolini, oggi altre due ai Mercati Traianei Evidentemente la coincidenza con l’inaugurazione della Biennale d’Arte di Venezia, dove, a quanto ci raccontano si tratta quasi solo di giochi e giochetti da ragazzi, ha fatto un po’ perdere l’equilibrio agli organizzatori di “Synesthesia”.
In un casottino di legno è sistemata una grande sfera di garza con un buco. Se ci si guarda dentro un obiettivo cattura l’occhio e lo riproietta all’interno della sfera con un sottofondo musicale di scarso impatto.
Tutto qui. La didascalia di accompagnamento naturalmente dice molto di più: ”Synesthesia è una collezione coreografata di organi umani proiettati, stratificati e sovrapposti in una maglia unificante” eccetera, eccetera. Boh!
Uno dei custodi ci ha confermato il nostro “boh!” e ha aggiunto: “Semo troppo vecchi pe’ capì ste cose!”
L’altra mostricina è più divertente: “1932 – l’elefante e il colle perduto” e racconta per immagini il ritrovamento, durante i lavori mussoliniani di costruzione della Via dell’Impero, fra i nobili resti di monumenti romani, di un cranio di elephas antiquus, completo di una bella zanna di un paio di metri, esposta per la meraviglia dei visitatori.
Anche qui le didascalie, meno pompose, descrivono (il colle perduto è la Velia, un’altura di pochi metri che bloccava il passaggio verso il Colosseo, eliminata durante gli scavi) la scoperta.
E fra i reperti esposti c’è addirittura il baule dove sono state conservate fino a oggi, in fondo a qualche magazzino comunale, queste ossa antiche
Non vogliamo fare i bacchettoni e lamentarci che in nobili istituzioni come i Musei Capitolini o i Fori Imperiali non si debbano ospitare eventi minimali, se non addirittura giocosi.
Anche perché a impedirci questo pensiero reazionario ci si affaccia in fondo al cervello la considerazione che in luoghi ben più lussuosi dei musei testé citati, edifici brulicanti di marmi colorati, bronzi dorati, capolavori d’arte, colonne colossali e cascate di acqua calda e fredda, cioè le Terme del periodo di massimo lusso dell’Impero, in mezzo a tutte queste meraviglie, dicevamo, si aggirava, venti secoli fa, una bella ammucchiata di romani in mutande. Quindi…
Quindi, stiamo calmi, anche perché, volendosi consolare con qualcosa di più maestoso, costruito con una materia più nobile della garza, frutto di talenti a noi sconosciuti, ma di evidente livello, basta girare l’occhio verso un angolo qualsiasi di questi saloni.
Dovunque la storia recuperata ci fornisce anche solo con il frammento di un architrave della Basilica Ulpia, caduto a terra durante qualche terremoto dell’oscuro medio evo, la testimonianza di un passato glorioso di gusto e ricchezza.
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