N° 547 - Suorine e chitarrine

Una mattina settembrina, anzi potremmo benissimo essere nel pieno dell’ottobrata romana; diciamola tutta: è il 3 novembre e fa caldo come in estate, ci troviamo a Palazzo Cesi per la presentazione del Ventunesimo Festival di Musica e Arte Sacra.

Svolazzi di tonache e baci di anelli cardinalizi. Gran discorsi in italiano ma con sonorità internazionali.

C’è il tedesco, fondatore dell’iniziativa, con la parlata sobria e un accento ben bene spigoloso, macchiettato di tanto in tanto dalla scomparsa di intere parole italiane dovuta a vuoti di memoria, Dott. Hans Albert Courtial.

C’è lo spagnolo, Monsignor Pablo Colino, notissimo e prolifico compositore e didatta di musica, orgogliosamente sul margine dei novant’anni, che invece scatena un brillantissimo e molto colorito fiume di parole piene di accenti corretti o personalizzati, ma sempre molto fluidi e naturalmente musicali.

E c’è anche la pittrice russa Natalia Tsarkova, fotografata mentre coglie l’occasione per presentare con un accento questa volta di quasi comica esagerazione, roba da barzelletta, un suo grande “Retratuo di Santo Padrie Benedetuo Diecimo Sestuo”.

Il Festival consiste, oltre alla realizzazione di quadri e sculture, in una serie di sontuosi concerti di musiche di Brahms, Bruckner, Bach e un contemporaneo, Andrea Mannucci, nella terza settimana di novembre, a S. Paolo, S. Giovanni e S. Maria Maggiore, le Basiliche Papali.

Da quanto abbiamo capito il sostegno finanziario viene da sponsor privati; il Vaticano non ci metterà il denaro, ma ci mette i palcoscenici, e bisogna riconoscere che più belli di così non se ne possono trovare.

Diamo un’occhiatina di passaggio a un’altra iniziativa musicale che usufruisce nello stesso modo degli spazi ecclesiastici, il Roma Festival Barocco di Michele Gasbarro che tiene tutti i suoi concerti, molto spesso con interessantissimi recuperi di capolavori dimenticati o ritenuti perduti del cinque e seicento in tutte le più belle chiese barocche del centro di Roma.

Anche altre simili iniziative sono ospitate nelle chiese qui a Roma: Il Festival dell’Architasto, Le Cinque Perle del Barocco; e abbiamo addirittura, diamante di comportamento virtuoso, Santa Maria dell’Anima, una chiesa cattolica che serve la comunità tedesca di Roma e impiega addirittura, miracolo, un kapellmeister: l’amico Flavio Colusso.

 

Ecco, qui per esempio (sarà perché è tedesca?), la musica è parte importante e soprattutto quotidiana della liturgia e così il fedele si gode, possiamo dirlo, la messa insieme a una bella esecuzione di Palestrina, Gabrielli o Bach.

A questo punto lasciamo perdere per un momento festivalini o festivaloni, che sono comunque degli eventi eccezionali, e limitiamoci al quotidiano, alla parrocchia, alla messa domenicale, ai matrimoni, ai funerali, alle cresime, alle prime comunioni.

A eseguire il repertorio immenso di musica sacra composto nei secoli, ogni parrocchia potrebbe festeggiare con un capolavoro tutti i giorni, feriali compresi, per una cinquantina d’anni. Mettendo al lavoro orchestre, cori, organisti, tenori, baritoni, soprani e contralti.

E invece cosa ci tocca sentire normalmente alle messe? Un paio di suorine con le chitarrine e, quando va bene, tre chierichetti coi bonghetti che eseguono insulse canzoncine con testi da asilo infantile.

Questo vero e proprio miracolo dello spreco non riusciamo a spiegarcelo. Spreco di un capitale di musicisti e di musica, e anche di occasioni (per la Chiesa) per attirare il popolo alle funzioni, che in fondo, come accennavamo prima, sono spettacoli, e quindi devono piacere agli spettatori, cioè ai fedeli.

Chissà perché questa realtà è invisibile per chi dovrebbe avere occhi. E’ come quei barboni che hanno i milioni nel pagliericcio e poi vivono sotto i ponti. Forse è solo un fenomeno cattolico apostolico romano, perché ci dicono che le chiese protestanti mantengono in vita l’abitudine.

 

Ma qui da noi la mancanza di tradizione, di attenzione, di preparazione ci ha portati al punto che in chiesa non si trova più un organista decente, e quando serve bisogna chiamare il collega musico.

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