Nasce in una modesta famiglia di commercianti di porcellane. Prende le prime lezioni di pianoforte da un’amica di famiglia. Il padre vorrebbe farne un ufficiale di marina, ma si fa convincere da questa amica (che è la suocera di Paul Verlaine) a fargli studiare musica e a iscriverlo al Conservatorio. Siccome il giovane ha bisogno di guadagnare, il Conservatorio stesso gli procura un lavoro come pianista accompagnatore presso la ricca baronessa russa Nadezda von Meck.
Poco dopo è presentato all’architetto Vasnier che lo prende sotto la sua protezione. Vasnier ha una bella moglie con cui il nostro giovane maestro, infischiandosi dei favori che il marito gli fa, nel 1886 intreccia una relazione, avviando così la sua brillante carriera di seduttore di pochi scrupoli e diremmo anche di pochissimo buon gusto.
Su suggerimento dell’architetto, ignaro delle, o indifferente alle corna, Debussy concorre al Prix de Rome, un soggiorno di due anni a Villa Medici, che lo stato francese assegna a studenti meritevoli nelle arti. Non lo vince la prima volta. Ci riprova. Non lo vince la seconda volta. Ci riprova ancora e, grazie anche al sostegno di Gounod, la terza volta ce la fa.
A dar retta alle sue lettere, Claude detesta il suo soggiorno a Roma, una città che non gli piace, costretto a convivere con colleghi con cui non va d’accordo e a sottostare a un regolamento che gli fa orrore. Sempre senza un centesimo, scrocca prestiti a tutti (una delle vittime è il conte Primoli, a cui chiede 500 franchi per pagare la cena di celebrazione della propria vittoria al premio).
I due anni passano; torna in Francia e, scioltosi dal rapporto con Madame Vasnier, si rimette ad abitare coi genitori. Passa le serate nei locali: al Chat Noir a Pigalle, dove conosce Erik Satie, che diventa suo amicone, oppure da Chez Pousset, dove artisti di ogni genere discutono fino a notte alta e dove incontra Paul Dukas ed Ernest Chausson. Insomma, fa la bella vita e nello stesso tempo si costruisce una ricca rete di amicizie.
Nel 1889 incontra mademoiselle Gabrielle Dupont, il secondo passo nella sua carriera di dongiovanni. Figlia di un sarto e bellissima ragazza, ci va a convivere. Vita di boheme: niente soldi, niente legna per il caminetto, poco da mangiare, litigate e rappacificazioni.
Breve intervallo di un paio di mesi nel 1894 con la cantante Therese Roger (racconta a tutti, mentendo, che Gabrielle lo ha lasciato), poi, come se niente fosse, ritorna da Gabrielle, con cui però le cose vanno sempre peggio, e quando lei scopre (1897) che Claude ha intenzione di lasciarla per la sua migliore amica, Rosalie Texier, detta Lily, indossatrice di rara bellezza, prende una pistola e si spara al petto.
Sbaglia la mira e il suicidio non riesce, ma Lily appena lo sa molla Claude, il quale le scrive una lettera in cui minaccia di uccidersi a sua volta se lei non ritorna da lui. La bella indossatrice si fa convincere e i due si sposano. Però per Claude, Lily, che piace a tutti gli amici, che è innamorata di lui, che è simpatica e anche molto bella, non è abbastanza intellettuale e interessata alla musica. Comincia a stufarsene.
Tutte belle eh, qualcuna anche bellissima; e non si sa come facesse perché lui certo non era un gran che: sulla fronte aveva grosse protuberanze ossee: probabilmente una forma tumorale benigna nota come osteoma eburneo, che lui per tutta la vita cercò di nascondere con frangette varie.
Insomma, aveva “una testa squadrata come una scatola, la fronte grande e sporgente e una barbetta rada che ricordava un lichene parassita”. Parlando balbettava un po’ e tendeva alla pinguedine. E in più non aveva mai un soldo in tasca. Da Chez Pousset era soprannominato “Le christ hydrocephale” mentre i figli della baronessa von Meck lo chiamavano “Le petit hippopotame”.
Nel 1903, colpo di scena! Debussy conosce Emma Bardac, moglie di un facoltoso banchiere e, al contrario di Lily, colta, raffinata; perfino musicista dilettante. In un batter d’occhio abbandona il tetto coniugale e si trasferisce da lei.
Nuovo tentativo di suicidio non riuscito. Rosalie si spara un colpo che va a piantarsi in una vertebra ma non la uccide.
Scandalo, riprovazione e allontanamento di molti amici. Doppio divorzio, dopo di che Claude ed Emma si sposano, hanno una figlia e vivono felici insieme fino al 1918, quando Debussy muore di un tumore, mentre i tedeschi bombardano Parigi con il loro supercannone a lunga gittata. Naturalmente, con la guerra in corso il suo funerale è ridotto al minimo: un frettoloso corteo di non più di venti persone
Per nostra fortuna in tutto questo andirivieni di ragazze e colpi di pistola, Debussy trova anche il tempo di fare il musicista e ci regala l’Apres-midi, La Mer, il Pelleas, opere scritte in un nuovo linguaggio, che naturalmente all’epoca non piacque alla critica, ma a noi, oggi, piace e molto.
Il suo paese lo ha onorato con un funerale ufficiale a fine prima guerra mondiale, e stampando il suo profilo, come abbiamo già detto non proprio bellissimo, sulla banconota da venti franchi.
In più, anche a lui gli astronomi hanno intitolato un cratere sul pianeta Mercurio.
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