N° 580 - Microbiografie Irrispettose N° 10 - Johannes Brahms

“La sua vita fu caratterizzata da una serena operosità, cui l’amicizia di molti eletti artisti e l’ammirazione del pubblico colto diedero un confortante appoggio. Il suo sviluppo artistico fu lento e continuo. La sua attività creativa fu contrassegnata da un costante impegno culturale, da una profonda meditazione, da una meticolosa accuratezza.”

Quindi, per Brahms, niente genio e sregolatezza.

 

Johannes Brahms nasce in una famiglia modesta, figlio di un musicista popolare che suonava un sacco di strumenti: flauto, corno, violino, contrabbasso e fu lui che diede al figlio le prime lezioni di musica. La madre, molto amata da Johannes, era sarta. Erano semplici e poveri ma capirono subito che il figlio meritava la migliore educazione possibile e gliela diedero.

A sette anni comincia a studiare musica: composizione e strumenti vari. A tredici è già in grado di contribuire al bilancio di casa suonando, come suo padre, in giro per le osterie di Amburgo.

A vent’anni conosce il grande violinista Joachim, che lo presenta a Liszt, il quale a sua volta lo porta da Schumann. Questi ne riconosce immediatamente il genio e lo indica nella sua rivista di critica musicale “Neue Zeitschrift fur Musik” come il compositore del futuro.

Brahms a sua volta adotta Schumann come il suo unico vero maestro d’arte e di vita e gli rimane devoto fino alla morte. Un legame ancora più forte, un vero amore spirituale, nasce fra lui e la moglie, poi vedova, di Schumann, la grande pianista Clara Wieck, che idolatra fino alla morte di lei, seguita, appena un anno dopo, dalla propria.

Brahms, spesso in duo con Joachim, dedica quasi tutta la sua vita all’attività concertistica, che coincide con un vagabondare senza tregua da un teatro all’altro: vita scomoda ma che a lui piace, specialmente se i suoi viaggi lo portano in mezzo alle bellezze naturali, fra le quali perfeziona mentre passeggia le sue creazioni musicali.

Dal 1862 comincia a familiarizzarsi con Vienna e poco a poco decide di trasferirsi in quella città della musica, dove si crea un mondo di amici e colleghi con cui rimarrà in contatto per il resto dei suoi giorni.

Uno di questi eletti amici è il chirurgo Billroth, che fa parte di quella classe di alta e coltissima borghesia che rende Vienna un centro di arte e cultura capace di attirare il meglio dal resto d’Europa. Ogni volta che Brahms finisce una composizione la porta in casa Billroth e lì la ascolta eseguita in prima assoluta da un quartetto di musicisti dilettanti (in realtà di livello professionale), tutti amici suoi e del padrone di casa: un capitano, un consigliere, un avvocato, un possidente. Felice quel popolo che può riunire in un salotto persone di questo genere.

Curiosamente, pur essendo un personaggio pacioccone d’aspetto e si dice anche di carattere, era pieno (in campo artistico naturalmente) di nemici.

 

Vale la pena di citare alcuni simpatici giudizi di costoro. Wagner: “Le sue sinfonie non sono altro che musica da camera monumentalizzata”. De Falla: “Musica piena di vanità e ampollosa come il suo autore”. Wolff: “Tutte le sinfonie di Brahms non valgono un trillo di Liszt”. Ciaikowskij: “Non è forse Brahms una caricatura di Beethoven? Che bastardo senza talento! Mi infastidisce che questa boriosa mediocrità sia acclamata come un genio”. Bruckner: “Un freddo temperamento di protestante”. A quest’ultimo Brahms rispose, rimanendo sul piano della religione: “Bruckner è un poveruomo privo di senno che i preti di Sanct Florian hanno sulla coscienza”.

Brahms era di fede luterana e tale rimase tutta la vita con incrollabile coerenza. Una delle sue abitudini altrettanto incrollabili era la lettura della Bibbia, su una copia che i genitori gli avevano messo nella culla il giorno della sua nascita. La leggeva con fede e assiduità e rimase per tutta la vita il libro più importante per lui.

Parsimonioso, spendeva quello che guadagnava dalla sua musica e non scrisse mai nulla su commissione.

Aiutò molti colleghi meno fortunati di lui, fra cui Dvorak in un periodo in cui quest’ultimo faceva letteralmente la fame.

Era noto per la bonomia accompagnata da goffaggine dei suoi scherzi, in questo simile a Beethoven e Wagner, come lui maldestri in società.

Aveva grande diffidenza e sfiducia nelle donne (tranne il suo angelo Clara Wieck) e spesso lo sentirono dichiarare: “Non sono mai stato sposato e per fortuna non lo sarò mai.”

Sotto quel barbone da profeta doveva essere davvero un tenero timidone.

 

 

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